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Avviso d’accertamento: cos’è?

Partiamo dal principio. L’avviso di accertamento è un documento con il quale l’Agenzia delle Entrate contesta una dichiarazione che il contribuente ha presentato in passato. Può riferirsi alla dichiarazione dei redditi, ma anche ad una dichiarazione relativa ad altre imposte, come ad esempio l’IVA. Il Fisco spiega, attraverso questo documento, che le imposte non sono state calcolate correttamente.  Automaticamente viene chiesto al contribuente di versare le somme che ancora sono dovute, aggiungendo a queste delle sanzioni per aver presentato una dichiarazione infedele.

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L’Avviso di accertamento può essere contestato dal contribuente?

Quando si riceve un avviso di accertamento, ci si trova di fronte ad una serie di problemi da affrontare. La questione, però, seppur complicata, può essere risolta! Innanzitutto, il Fisco può commettere degli errori e, quindi, la dichiarazione presentata dal contribuente in realtà potrebbe essere corretta. Non tutto quello che dice il Fisco è sempre vero! Che cosa succede in questo caso allora? Il contribuente, una volta venuto a conoscenza dell’atto, ha la facoltà di contestare l’avviso di accertamento, impugnandolo, con l’assistenza di un professionista. Il contribuente può dimostrare che le imposte da lui versate siano state calcolate correttamente.  Esistono, però, dei limiti temporali. Il contribuente al quale è stato notificato l’avviso di accertamento ha 60 giorni di tempo per poterlo impugnare.

Versare le somme richieste non corrisponde ad un’ammissione di colpa!

È importante non confondere il versamento delle somme richieste dal Fisco con il riconoscimento del debito tributario. Quando il contribuente non contesta l’avviso di accertamento entro il termine stabilito, tale atto diventa efficace e quindi il contribuente riconosce il proprio debito tributario.  In sostanza, il contribuente, non impugnando l’atto, riconosce di aver commesso un errore. Ciò corrisponde ad un’ammissione di colpa. Altra cosa è, invece, il pagamento del debito tributario. Con la notifica dell’avviso di accertamento, il Fisco può iniziare a riscuotere le somme dovute dal contribuente, nonostante questi possa ancora impugnare l’atto. Ciò è possibile in quanto l’avviso di accertamento rappresenta un atto completo, con il quale L’Agenzia delle Entrate contesta e dimostra, mediante delle prove, che le imposte calcolate dal contribuente non sono corrette. In virtù di tali prove può iniziare a riscuotere le somme pretese. Bisogna pagare o non pagare queste somme? Sicuramente bisogna pagarle, anche perché se non venissero versate allora il contribuente andrebbe incontro ad ulteriori sanzioni. Di fronte a tale circostanza, il contribuente, può chiedere di pagare le somme richieste un po’ per volta, il c.d. rateizzo.

Chiedere il rateizzo equivale a riconoscere il debito tributario?Assolutamente NO! Il rateizzo è solo una modalità di pagamento delle somme dovute, non equivale al riconoscimento del debito. Il contribuente, entro 60 giorni dalla notifica dell’avviso, ha la facoltà di opporsi a quanto detto dal Fisco.

Conclusioni

In conclusione possiamo dire che di fronte ad un avviso di accertamento, il contribuente non deve allarmarsi, ma può benissimo fronteggiare tale situazione e contestare questo documento.  La prima cosa da fare, quando si riceve un atto tributario, è quella di rivolgersi ad un professionista (Dottore Commercialista, Avvocato) e ricercare la soluzione più consona per la problematica in questione.

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