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Che cos’è il reclamo?

Il reclamo è uno strumento introdotto dal legislatore nel 2012. Attraverso il reclamo, un contribuente può risolvere le proprie controversie con il fisco senza chiamare in causa il giudice tributario. il contribuente, dopo la notifica dell’avviso di accertamento, può instaurare una trattativa con il Fisco per cercare di risolvere la problematica. Non si tratta di una mediazione, in quanto non viene coinvolto un terzo soggetto.  La trattativa avviene solo tra il contribuente e l’Amministrazione Finanziaria.

Il contribuente è obbligato a trattare con il Fisco?

Dipende dalle situazioni.  È obbligatorio, per le controversie inferiori a 50.000 euro (la somma fa riferimento alla sola quota capitale). Invece, per quanto riguarda le controversie pari o superiori a tale somma, il reclamo diventa facoltativo. Questo strumento è stato introdotto per alleggerire il carico di lavoro delle Commissioni Tributarie.

Come funziona il reclamo?

Una volta ricevuto l’atto pretensioso, il contribuente ha 60 giorni di tempo per presentare reclamo. Nello specifico, con l’aiuto del professionista di fiducia, il contribuente dovrà scrivere un ricorso e notificarlo alla controparte ed allegare un’istanza di reclamo. I documenti da spedire, quindi, sono 2.  È possibile allegare ulteriori prove a supporto del reclamo. L’Istanza di reclamo conterrà una proposta formulata dal contribuente o un invito, dello stesso, all’Amministrazione Finanziaria a presentare una proposta. L’amministrazione finanziaria ha 90 giorni di tempo per leggere la richiesta del contribuente e decidere se accoglierla o meno, o ancora, se formulare una proposta.

Decorso il termine dei 90 giorni, qualora la trattativa non abbia avuto esito positivo, il contribuente potrà presentare ricorso alla Commissione Tributaria competente entro 30 giorni. Al ricorso potrà allegare le stesse prove fornite con Istanza di reclamo all’Amministrazione Finanziaria.

Conclusioni

Il vantaggio del reclamo risiede nel fatto che si tratta di un procedimento amministrativo, che non coinvolge il giudice tributario.  Ciò permette di risolvere la controversia in maniera molto più immediata e molto meno onerosa. Inoltre, non è obbligatorio giungere ad un accordo con il Fisco. Il contribuente, infatti, conserva comunque la facoltà di presentare ricorso contro l’avviso di accertamento.

 

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