Reddito di libertà: cos’è?
Il reddito di libertà consiste in un contributo ovvero in un sussidio erogato dall’Inps in favore delle donne vittime di violenza ed in condizioni di disagio.
A quasi un anno di distanza dalla pubblicazioni in G.U., il reddito di libertà è divenuto realtà.
Lo scopo è quello di seguire le donne anche dopo la denuncia, aiutandole a superare quel blocco economico che sovente impedisce loro di lasciarsi alle spalle una situazione di violenza.
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Reddito di libertà: a quanto ammonta
Si tratta di un assegno di massimo € 400 mensili per 12 mesi.
Il Governo ha stanziato per il cd. Decreto Rilancio circa 3 milioni di euro che saranno ripartiti tra le varie Regioni e Province autonome.
Reddito di libertà: chi ne ha diritto
Hanno diritto al bonus tutte le donne cittadine italiane o comunitarie residenti in Italia, con o senza figli, di età fra i 16 e 70 anni compiuti.
L’indennità, una volta riconosciuta, sarà erogata dall’INPS mensilmente fino al raggiungimento dell’obiettivo indicato dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza.
L’assegno è compatibile con il reddito di cittadinanza.
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Reddito di libertà: come si ottiene
I requisiti di accesso e le modalità di presentazione e compilazione della domanda sono contenute nella circolare 166/2021 dell’Inps.
L’Istituto previdenziale, al fine di rendere più agevole la presentazione della domanda, ha predisposto una piattaforma ad hoc di collegamento con i Comuni italiani che consentirà di inoltrare l’istanza da parte delle donne interessate.
La domanda, quindi, viene presentata dalle donne interessate, direttamente o per il tramite di un rappresentante legale o un delegato, o mediante il Comune competente per residenza.
Nella richiesta si precisa che dovrà essere allegata un’autocertificazione e una dichiarazione firmata dal rappresentante legale del Centro antiviolenza al quale ci si è rivolti che dovrà classificare la stessa richiesta secondo i criteri di urgenza ossia una valutazione oggettiva del centro.
Le richieste di aiuto durante la pandemia confermano quanto affermato dalle associazioni che difendono le donne.
Soddisfazione espressa anche da Tiziana Nisini, sottosegretario al Ministero del Lavoro